Sentire l’appartamento

Appena entro in una nuova abitazione sento quello che ha da dirmi.
Ogni volta è così, non riesco a non ascoltare… Questa è una delle differenze tra essere Home Stager o interior designer. Come consulente d’interni, o home relooker, il primo obiettivo è seguire il cliente, capire le sue esigenze, sia in termini di funzionalità degli spazi che come gusti personali. E accade che in genere le persone vogliono sempre far stare troppe cose in una stanza!
Un’abitazione media ha un soggiorno di 17-20 mq, dove è necessario inserire almeno il divano, la libreria il tavolo da pranzo la televisione…. Quindi cerco di fare in modo che tutto quello che deve per forza starci abbia un senso, uno stile, che sia esteticamente gradevole, sempre seguendo le aspettative e le esigenze dei proprietari.
L’Home Staging ha regole completamente diverse.
L’Home Staging deve valorizzare l’immobile esaltandone le sue caratteristiche, mettendo in evidenza i punti di forza, senza mai nascondere i difetti, ma magari lasciandoli in secondo piano.
Per fare questo io lo ascolto. Perché la prima regola è che l’home staging sia “credibile” e quindi l’allestimento deve essere completamente in sintonia con l’immobile stesso.
Appena un mese fa ho preparato per la vendita un appartamento che era sul mercato già da un anno: zona di pregio di Bologna, circa 100 mq, palazzina anni ’70, ma tra riscaldamento centralizzato e ascensore, le alte spese condominiali frenavano i clienti che non andavano neanche a visitarlo. Quei pochi che lo facevano rimanevano desolati dai numerosi lavori necessari per poterlo abitare.
Un venditore poco attento (intendo venditore in senso ampio, comprendendo sia il proprietario che l’agente immobiliare), alla proposta di home staging in casi simili, risponde che il problema riscontrato delle spese alte si risolve solo continuando ad abbassare il prezzo, che qualsiasi “imbellettamento” porterebbe di certo nuovi clienti, ma poi arrivati allo scoglio spese condominiali nessuno inizierebbe una trattativa.
Beh non è detto. Ho già tanti casi che dimostrano il contrario, l’ultimo proprio questo dell’esempio. Se vuoi vedere i Prima e Dopo lo trovi qui.
Telefonata dell’agente immobiliare “facciamo 20 visite a settimana non ne possiamo più! ma c’è già una trattativa in corso ed abbiamo dirottato tanti clienti su altri immobili. Grazie! ?
Quando sono entrata in questo appartamento avevo già l’idea di lavorare con il colore ROSSO. Qualche giorno prima avevo fatto un po’ di ordine nel mio magazzino e mi ero resa conto di avere tantissimi complementi di questo colore: plaid, vasi, fiori, oggetti, stampe, una poltroncina e davvero tanto altro… Certo il prossimo sarà rosso. Entro in questa abitazione in Via Gaudenzi, spoglia, vuota, e con il rivestimento alle due pareti della cucina….. ROSSO! Yuppi!! E vai!!! … mmhhmmmm… chissà… il rosso… Ma si!!! così utilizzo tutto quello che ho!
Procedo di preventivo, moodboard dai toni neutri con tocchi di rosso, accettazione del cliente, contratto. OK ora si parte. ma avevo quella vocina dentro… quel rosso … l’appartamento mi chiedeva altro…
Così guardo e riguardo le foto fate durante il sopralluogo e lo lascio “dire”.. e “ascolto” e ora dico che ho fatto bene!
L’immobile, fermo da un anno sul mercato, è stato venduto dopo 25 giorni dalla pubblicazione delle foto sul sito dell’agenzia immobiliare. Con uno sconto del 6%.
L’immobile aveva bisogno di altro, di rigore pulizia e semplicità, il rosso lo avrebbe scaldato troppo, è bastato l’arancione. E poi ho usato il tiffany per conferire freschezza. Il nero per dare rigore e riprendere lo stile degli anni ’70.
Ed anche questo matrimonio è stato fatto. Una famiglia ha trovato la sua nuova casa, ed io inizio ad organizzarmi per andare a smontare…
Alla prossima! :-*